16-06-2025
Play Therapy e confini
quando la porta della stanza dei giochi resta aperta
Nel lavoro clinico con bambini e adolescenti, la Play Therapy rappresenta uno spazio privilegiato per lesplorazione e lelaborazione del mondo emotivo. Negli ultimi tempi, però, mi trovo sempre più spesso ad accogliere giovani pazienti che mostrano una certa difficoltà a entrare pienamente nella stanza dei giochi: sostano sulla soglia, entrano ma lasciano fuori ladulto, oppure chiedono di tenere la porta aperta. È come se il confine stesso dello spazio terapeutico fisico ed emotivo fosse oggetto di una riflessione silenziosa e, a volte, di una sfida. Il confine in terapia non è solo un limite spaziale, ma una metafora della possibilità di sentirsi protetti e contenuti. Quando un bambino fatica ad accettare la presenza delladulto nella stanza, può emergere il bisogno profondo di creare un proprio spazio interno, un luogo sicuro che ancora non riconosce nellaltro. Oppure, al contrario, può mettere in atto unesplorazione attiva della funzione contenitiva delladulto: fino a che punto posso fidarmi? Mi stai davvero contenendo o solo osservando? Nel contesto attuale, dominato da ritmi frenetici, famiglie spesso disgregate o emotivamente assenti, e un uso sempre più pervasivo di dispositivi digitali, i bambini crescono in ambienti dove i confini sono spesso sfumati. Gli adulti sono fisicamente presenti ma emotivamente assenti, distratti da schermi e richieste multitasking. I ruoli genitoriali si fanno talvolta fragili o confusi, e il contenimento inteso come funzione psichica, non solo corporea viene meno. In questa cornice, la difficoltà a riconoscere il terapeuta come contenitore emotivo potrebbe essere letta come espressione di un attaccamento insicuro, disorganizzato o evitante. Il bisogno di regolare autonomamente laccesso alla relazione entrando e uscendo dalla stanza, scegliendo chi escludere può essere un modo per sperimentare un controllo che nella relazione primaria è mancato o è stato percepito come invasivo. La figura paterna, se assente o poco integrata nella funzione riflessiva della coppia genitoriale, può accentuare la polarizzazione affettiva e rendere ancora più difficile lintroiezione di un limite chiaro e rassicurante. Questi bambini ci chiedono, a loro modo, di rimanere con loro sulla soglia. Di tollerare lambivalenza, lincertezza, il desiderio di entrare e la paura di farlo. Di offrire presenza senza invadenza, ascolto senza controllo, contenimento senza forzature. In fondo, ci stanno dicendo che lo spazio della terapia come ogni spazio relazionale significativo va costruito insieme, passo dopo passo, un confine alla volta.